Al N. 23 di Via Gagini, a pochi metri da Piazza San Domenico, aprirà battenti tra qualche giorno Radici – Piccolo Museo della Natura, ideato e gestito dalle fervide menti di Chicca Cosentino, Raffaella Quattrocchi e Caterina Strafalaci. In un cassetto del Museo, nascoste tra i più preziosi tesori della terra, i nuovi visitatori potranno adesso riscoprire anche le voci di Giuseppe, Anna Maria, Elisa, Rosario, Salvatore e sua figlia Clara, che lavorarono con grande passione e dedizione per la Cartoleria De Magistris – Bellotti, ospitata in questi stessi locali sino al 2012.

Mercoledì mattina, armati di taccuino e telecamera,  abbiamo varcato la soglia di uno dei molteplici spazi ricchi di cultura e tradizione, che caratterizzano le vie centrali della città di Palermo. Ad aspettarci c’erano loro, i testimoni e protagonisti di una storia, che andava assolutamente raccontata e conservata gelosamente. Sguardi emozionati si posavano lentamente su ogni singolo metro quadro della stanza, quasi a volerne imprimere nella mente il ricordo, nel modo più preciso possibile; sorrisi nostalgici e commossi si incontravano intorno a scaffalature e librerie, mentre qui e là cominciavano a sbocciare spontaneamente aneddoti e battute. 

Una volta controllata l’attrezzatura e fornite le prime indicazioni, i volti della Cartoleria De Magistris – Bellotti si sono alternati di fronte alla  nostra telecamera, regalandoci, chi in maniera disinvolta, chi con un po’ di imbarazzo, il racconto della propria esperienza lavorativa. 

Attraverso le loro parole, è emersa la memoria di una piccola impresa, dove potevi entrare solamente se degno di fiducia e dalla quale andarsene diventava tanto difficile da arrivare a rinunciare ad eventuali successivi concorsi. Eugenio e Sandra Bellotti, prima, e Vincenzo, Giovanni e Mauro, poi, avevano, infatti, progressivamente contribuito a trasformare la Cartoleria in una grande famiglia, dove ogni dipendente poteva sentirsi pienamente orgoglioso di portare il camice blu d’ordinanza, anche quando svolgeva il più umile tra i lavori, e l’umanità e il rispetto nei confronti del singolo facevano da perfetto contraltare al rigore e alla competenza, richiesti in ogni mansione quotidiana. 

La parola d’ordine da Bellotti era “il cliente deve tornare”. Tutto quello che si poteva desiderare, dai banchi da disegno sino alle penne stilografiche, era presente in negozio e anche quando non c’era il dipendente sapeva di “doverselo inventare”; chiunque entrasse in cartoleria, dal giudice allo studente, poteva sempre contare sulla professionalità del personale e sulla qualità dei prodotti che gli venivano illustrati nei minimi dettagli. 

Una casa, una famiglia, una squadra che lottava insieme per un unico obiettivo e che solamente la storia è riuscita a far chiudere, sostituendo la produzione di massa e a basso costo alla fiducia di un rapporto secolare che prezzi non dovrebbe averne mai. 

di Beatrice Raffagnino